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Avete mai provato ad analizzare quanto tempo utilizzate il vostro smartphone?

La maggior parte dei device fornisce queste informazioni. O in alternativa si può scaricare una delle tante app proposte negli store.

Bene, io ad esempio nell’ultima settimana sono stata incollata al mio iPhone 29 ore e 47 minuti. Più di un giorno intero. Con una media di 4 ore e 15 minuti al giorno. Il programma mi illustra anche come è suddiviso, secondo lui, il mio tempo: ovvero tra “social network”, “svago” e “produttività”. In più mi viene fornita anche la classifica delle app più usate: in ordine di apparizione, Facebook, Safari, Twitter, YouTube, WhatsApp, Gmail, Instagram, (il tradizionale) Telefono, LinkedIn e Booking.

Ho attivato lo schermo, mediamente, 119 volte al giorno. Un’enormità. 185 volte solo mercoledì scorso. Già, ma perché? Forse perché ho ricevuto in una settimana 1.727 notifiche dal mio telefono? Di cui 835 mail, 325 notifiche da WhatsApp, 257 da Twitter e (tutto sommato) solo 133 da Facebook? Anche la app della banca ci ha messo del suo, con ben 7 notifiche in una sola settimana…

E tutto questo senza calcolare che ho anche un I-Pad, un pc a casa e uno a lavoro.

Ci dobbiamo allarmare? I vostri risultati sul tempo di connessione si discostano tanto dai miei?

Di certo non da quelli dei “giovani”.

I dati de “La condizione giovanile in Italia. Rapporto giovani 2017” dell’Istituto Giuseppe Toniolo, edito da Il Mulino, parlano chiaro: i millennials indicano come prevalente la modalità “quasi continuativa” nell’utilizzo di Facebook (46%), quella “più volte al giorno” nell’uso di Instagram (31,9%), Snapchat (21,9%) e Twitter (16,9%). A LinkedIn, invece, gli utenti coinvolti nella ricerca hanno dichiarato di connettersi meno di una volta alla settimana. In tutti i casi risulta prevalente l’uso dello smartphone (75,1%) rispetto ad altre tecnologie quali pc o tablet.

L’uso dei cellulari, vista la loro accessibilità e immediatezza, è facilitata rispetto ad altri strumenti: più semplice consultarli in ogni occasione. Già, ma con quale obiettivo? Nella top ten delle pratiche più diffuse: leggere i post degli amici o dei follower, leggere e cercare news, conversare tramite messenger, leggere post in un gruppo, commentare post altrui, postare sulla propria pagina foto o video, cercare informazioni su eventi, visitare account di un gruppo, postare solo testo sulla propria pagina e condividere news.

Se da un lato rifugiarsi nella tecnologia può rappresentare la panacea a semplici momenti di noia o inattività così come importanti momenti di approfondimento e accesso alle informazioni, dall’altro può diventare un rituale al quale risulta sempre più difficile sottrarsi.

Come possiamo difenderci? Imparando a gestire diversamente le notifiche che ci arrivano, decidendo tempi e modi di accesso alla tecnologia, chiedendoci se non ci sia un’alternativa a prendere in mano il nostro smartphone quando siamo annoiati, inattivi, imbarazzati. Quando insomma cerchiamo un altrove, alternativo o complementare al nostro hic et nunc.

Annalisa D’Errico

Giornalista e autrice di “Figli Virtuali. Percorso educativo alla tutela e alla complicità nella famiglia digitale

Photo by Bernard Hermant on Unsplash

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