#Condividere #NonGiudicare
Quando Silvia mi ha chiesto di collaborare con TBNDonna non ci ho pensato due volte, ho accettato all’istante. Innanzitutto perché tendenzialmente mi fido di quelle sensazioni che si provano “a pelle”, per cui Silvia mi è subito piaciuta; poi, quando ho iniziato a ficcare il naso all’interno del suo network, mi son sentita sempre più vicina al suo modo di “sentire”, al suo modo di vestire i panni di donna, professionista e mamma.
Grazie a lei ho avuto la fortuna di conoscere il progetto TBNDonna, spazio dedicato interamente al mondo di noi mamme lavoratrici (e non solo), a tutte quelle donne instancabilmente multitasking che desiderano crescere nel migliore dei modi i propri figli senza rinunciare alla propria identità di professioniste e compagne perché, lo sappiamo bene, dietro a figli sereni ci sono genitori felici e realizzati.
Ed oggi la mia presenza qui vuole essere un segno di gratitudine nei confronti di una persona che, pur conoscendomi solo attraverso la rete, si è voluta fidare di me.
Tutto è nato dalla creazione di questo post (http://bit.ly/2sryDom) all’interno della mia pagina Facebook “Mio Figlio Felice”, un progetto appena nato realizzato con sudore e passione che mira a diffondere maggior consapevolezza tra i genitori attraverso la condivisione della mia personale esperienza di “genitore-allenatore” e a far conoscere un metodo educativo alternativo.
Quando settimana scorsa ho letto il post dell’amica Jennifer Isella sulla morte della bimba di 18 mesi dimenticata in auto dalla madre, mi son sentita in dovere di condividere le sue parole per fare in modo che il consiglio di posizionare la propria borsa sul sedile posteriore accanto al seggiolino giungesse a più persone possibili. Suggerimento che la stessa Jennifer ha riferito esserle stato indicato da un’operatrice durante un corso di primo soccorso pediatrico e che io reputo molto valido in quanto di semplice ed immediata applicazione, oltre che a costo zero.
E così ho fatto, associando alle sue parole uno scatto che ritraeva mio figlio addormentato sul seggiolino auto. Mai avrei pensato che, a soli quattro giorni dalla pubblicazione, il post potesse contare più di 64 mila reazioni, 13 mila commenti e 46 mila condivisioni.
Personalmente, e parlo da mamma di un bimbo di venti mesi, ammetto che tragedie di questo genere non mi lasciano indifferente; non per questo, però, sento il bisogno di dare sfogo alla rabbia puntando il dito contro quei poveri genitori.
Se penso alla vita frenetica che ogni giorno mi vede divisa tra casa, lavoro, impegni familiari, commissioni fuori casa, nonni, asilo ecc., io credo che il black-out mentale non sia un fenomeno dal quale ci si possa ritenere esonerati.
È come quando, con l’avvicinarsi della data del parto, tra future mamme si intavola l’argomento della depressione post partum e la frase che si sente ripetere più spesso è: “Ah, ma tanto a me non succederà”, quando poi le statistiche ed i numeri relativi a neo-mamme che arrivano a sfiorare lo stato depressivo parlano da sé.
Tra i vari commenti al post che ho avuto modo di scorrere in questi giorni, molti esprimono chiaramente gratitudine per il consiglio ricevuto; molti altri, invece, non risparmiano le critiche alla madre, pareri che rispetto ma non condivido e trovo fuori luogo in quanto offensivi e fondamentalmente inutili.
Da Practitioner in PNL, abituata ad analizzare l’impatto che le singole parole che utilizziamo nella comunicazione di tutti i giorni possono avere sul nostro interlocutore, mi sento di affermare con certezza che la maggior parte delle persone presta ancora troppa poca attenzione all’uso del proprio linguaggio, specie quando ci si trova in contesti pubblici come quelli dei social media.
Specialmente quando accadono tragedie di questa portata, poi, sarebbe opportuno evitare il mero giudizio personale, che di fatto a nulla porta; al contrario, risulterebbe più utile porre il focus sulla ricerca di tutte le soluzioni possibili affinché non si ripeta il fenomeno degli abbandoni involontari di minori.
Il Fatto Quotidiano del 7 giugno scorso cita un’interessante ricerca condotta da Gene Weingarten, giornalista del Washington Post, secondo il quale la diffusione di questo tipo di misfatti sarebbe collegata alla diffusione dell’airbag anteriore lato passeggero, circostanza che avrebbe poi incentivato gli automobilisti a posizionare il seggiolino sui sedili posteriori della vettura e, di conseguenza, fuori dal campo visivo dei genitori.
Se a questo aggiungiamo uno stato di forte stress dovuto alla frenesia dei tempi moderni e la mancanza di un adeguato riposo, situazioni che troppo spesso vedono coinvolti i genitori, il passo verso quella che i medici chiamano “amnesia dissociativa” è veramente breve.
Al fine di scongiurare altri simili accaduti, sempre il Fatto Quotidiano ha passato in rassegna i mezzi forniti dal Ministero della Salute e dalla tecnologia, che sono oggi a disposizione di ogni genitore.
Voglio riproporveli di seguito in maniera chiara e concisa, in modo che risultino di facile memorizzazione:
- lasciare gli effetti personali del genitore accanto al seggiolino del bimbo;
- lasciare accessori di uso quotidiano del bimbo sul sedile anteriore del passeggero;
- annotare sulla propria agenda del computer o del cellulare un promemoria o un allarme che ricordi al genitore di aver accompagnato il figlio a scuola o dai nonni prima di andare al lavoro;
- Waze: app per smartphone (GPS social di Google) con funzione gratuita di “Promemoria bimbo in auto”; si tratta di una notifica accompagnata da un segnale sonoro che ricorda al guidatore di controllare con cura l’abitacolo una volta giunti a destinazione;
- Infant Reminder: ideata da Giuseppe Ferrito: totalmente gratuita e, oltre a funzioni simili a quelle di Waze, permette anche di inviare SMS ed email di promemoria precedentemente memorizzati oltre ad allarmi sonori e visivi durante il tragitto pianificato col GPS e all’arrivo a destinazione;
- Kars4Kids Safety: app che collega lo smartphone al sistema infotelematico dell’auto e lancia un avviso sonoro quando la connessione si interrompe per ricordare a chi sta scendendo dall’auto il prezioso carico sul sedile posteriore;
- Remmy: sistema composto da un sensore di peso collegato al seggiolino e da un cicalino sonoro collegabile all’accendisigari: non appena il guidatore spegne il motore, viene avvisato della presenza del bimbo in auto (costo circa 60 euro).
Dunque, cari lettori, mi appello alla vostra sensibilità: dal momento che la tecnologia ci ha dato questa leva di condivisione, impegnamoci ad utilizzarla al meglio alzando il livello di quello che rendiamo pubblico quotidianamente attraverso i social media. E facciamolo avendo cura di scegliere le parole più adatte al contesto, lasciando da parte i giudizi fini a se stessi per dar spazio a contenuti utili alla comunità.
Giorgia Bolzonella
Per maggiori informazioni:
www.miofigliofelice.com
https://www.facebook.com/miofigliofelice/
Nella foto Giorgia Bolzonella e suo figlio.